«Ignoto a lungo resta alla mia persona, mentre lo scrivo, il beneficiario di questo testamento spirituale; ma esso è la sincera testimonianza di chi, per amore della giustizia e di Roma, ha sofferto e patito.
Qui piaccia a chi si imbatterà nel mio testo di sapere quanto gli dèi decisero di far subire all’Alma Patria, alla dinastia giulio-claudia che vide la sua fine e alla misteriosa vicenda di un gruppo di uomini chiamati cristiani e che si dicevano alla ricerca della verità: essi videro nel testo dell’Epistola a Tiberio, rinvenuto in quegli anni a Roma per avventura, l’ispiratore dei loro scritti sulla vita di Gesù, di quei testi che sono ora conosciuti in tutto l’Impero come fondamento della loro religione.
Racconterò anche di come essi furono coinvolti nella questione del rogo di Roma, nella congiura che vide la mia familia, quella dei Pisoni, contro Nerone e delle controverse vicende della vita di quest’ultimo.
Senescente, affido a queste carte tutto me stesso nella speranza che gli uomini possano da esse trarre profitto.»
Roma: nell’anno 38 dopo Cristo, alla porta della residenza del senatore Gaio Calpurnio Pisone appare un buffo uomo, proveniente dalla Galilea, dal corpo minuto e con movenze da ragazzino; egli reca in mano un manoscritto, dal titolo Epistola a Tiberio, e alcune carte.
Molti anni dopo, all’indomani del rogo di Roma del 64, il plico viene rinvenuto casualmente nella casa patrizia della famiglia del senatore.
Sarà l’inizio di una serie di vicende avventurose con continui colpi di scena, che coinvolgeranno personaggi storici come Nerone, Pietro e Paolo, Seneca e i Pisoni stessi, congiurati contro Nerone nel 65, fino alla deposizione e morte violenta dell’imperatore, ultimo rappresentante della dinastia giulio-claudia, il 9 giugno del 68.