Non c’è dubbio che i gatti siano una presenza significativa nella cultura giapponese: dal folclore alla moda, fino all’iconografia pop e alle statuette beneaugurantimaneki-neko. Nel Sol Levante queste enigmatiche creature hanno una lunga storia, che risale all’arrivo del buddhismo dalla Cina nel VI secolo. All’epoca, il ruolo principale dei neko era quello di impedire a fastidiosi parassiti di danneggiare le preziose scritture. Da allora, sono diventati parte integrante dell’immaginario e delle tradizioni nipponiche. Grazie alla saggezza acquisita nel corso dei secoli, risiedendo in antichi templi e coabitando con monaci, poeti, raffinate cortigiane e artisti, sicuramente questi “maestri felini” possono insegnarci qualcosa. E, in un certo senso, è come se i gatti vivessero istintivamente secondo la filosofia zen… Non sono oppressi dalla preoccupazione per ciò che pensano gli altri. Mantengono un equilibrio invidiabile. Sanno seguire la curiosità e trovare il coraggio per sfuggire all’ordinario. Sanno vivere nel qui e ora, senza sprecare tempo rimuginando sul passato. Forse possiamo imparare a farlo anche noi?
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