Aldo Dante

La nostra storia

Aldo Dante


All’epoca avevo appena compiuto sessant’anni e facevo l’impiegato, non immaginavo di certo quanto sarebbe accaduto di lì a breve. Mio zio Amedeo in un giorno di primavera, durante una delle nostre lunghe conversazioni pomeridiane nella sua stanza assolata e piena di libri, d’improvviso mi disse in maniera diretta “Per il futuro della libreria ho pensato a te, sono certo che sarai all’altezza del compito”. Già, perché egli era molto preoccupato per l’avvenire della libreria, la sua creatura, alla quale a causa dell’età e dei malanni non riusciva a più a provvedere dopo averle dedicato 60 anni della sua esistenza. Rimasi senza parole.

Mio zio mi dette le chiavi d’ingresso e mi disse solamente “Inizia ad andare, il resto verrà da sé”.

Uscii dalla sua casa con la mente affollata di pensieri e l’animo tumultuante di emozioni contrastanti, gratitudine, timore, dubbi, entusiasmo, con l’unica certezza che una decisione importante, di quelle che orientano la vita negli anni a venire, mi attendeva. Chi se lo sarebbe aspettato quando oramai mi mancavano pochi anni alla pensione!


I giorni successivi furono dedicati alla riflessione e alla analisi dei futuri contingenti. Avevo sempre amato lo studio, i libri e la lettura, ma poi le necessità pratiche e materiali della vita mi avevano spinto ad accantonare quelle passioni nell’angolo del sempre esiguo tempo libero. E ora avevo la possibilità di guidare la libreria fondata da mio zio, un incredibile contenitore di saggezza e di dare il mio contributo alla prosecuzione di una attività storica.

Scelsi di abbracciare questa nuova avventura ed andai in pensione: l’interesse per la libreria superò il dispiacere per tutto ciò che andavo a perdere della mia precedente esperienza lavorativa. Ricordo che il primo giorno in cui entrai, non da visitatore ma da gestore, in via Merulana 82, mi colse un senso di sconforto e di inadeguatezza di fronte alle migliaia di volumi accumulati su scaffali altissimi, che pareva dovessero crollarmi addosso con tutto il loro carico di sapienza millenaria.

Molti testi che ignoravo, autori mai sentiti nominare, discipline che mi risuonavano sconosciute, eppure ero sempre stato un vorace lettore, curioso e appassionato; mi parve impossibile riuscire a dominare una materia culturale così vasta. Pensai: “Ed ora che faccio?”.

Eppure a guardar meglio in quegli scaffali, scorgevo argomenti familiari, perché dopotutto le tante domande sull’uomo e il suo destino, la sua missione, la vita e la morte, Dio e il mondo sono da sempre le questioni comuni agli uomini di ogni epoca, cultura e civiltà. E iniziai a leggere, di tutto, anche cose che non condividevo e non condivido tuttora, perché solo un superficiale può concordare con tutto, e per me la fede cristiana rimane un punto fermo e assoluto.

E ho così scoperto idee e libri stimolanti, il piacere della bibliofilia, la passione filologica per la ricerca e l’analisi dei testi, antichi o moderni che siano. Ma la libreria non è solo un luogo di contatto con i libri, è anche un contesto psicologico e sociale di incontro con persone che sono in cerca; e così ho anche imparato un poco a conoscere ed indagare l’animo dei frequentatori, un campo in cui regna la massima varietà possibile e con alcuni di essi ho allacciato rapporti umani costruiti sulla base di un comune sentire e d’una affinità di animo e di pensiero.

Tutte esperienze gratificanti che sanno sempre sorprendermi ed arricchirmi e che solo una attività a carattere culturale e relazionale può regalare.

Sono trascorsi vent’anni dal mio primo giorno in libreria e posso confermare che mio zio aveva ragione, il resto è venuto da sé.